Analisi della grafia di Vittorio Sgarbi
Autore: Barbara Taglioni

Certamente un uomo caratterialmente difficile nella professione ma anche nelle relazioni con il prossimo, così come dimostra la sua turbolenta vita privata. Non è mai convolato a nozze, ha riconosciuto due figli da due relazioni differenti e ora sembra esserci anche una figlia “in discussione”. Un personaggio scarsamente sereno, che sembra non rilassarsi mai, intimamente inquieto, invaso da ondate di una collera antica e incontrollabile che cerca capri espiatori in una sfida senza fine.
La sua grafia
La scrittura di Vittorio Sgarbi mostra tutto il suo tormento e la sua agitazione (scarsamente armonica, disuguale, invadente, intricata). Anche occhi poco esperti possono notare l’irrequietezza del gesto e la nitidezza di un tratto che non vuole intimamente concedersi (tratto nitido e diritto, gesti regressivi). La forma priva di curve e di morbidezze rivela un carattere sempre “in attacco” proteso verso una sfida senza sosta che non dà né tregua né pace. Grafologicamente le scritture tormentate si associano a individui dall’intelligenza concettuale, rapida, speculativa unita ad una certa mancanza di misura che a volte altera il giudizio.
Essi trovano rifugio in posizioni intransigenti e a volte arbitrarie. La vita relazionale nasconde uno stato di tensione e di ipersensibilità che proietta sull’ambiente una serie di contraddizioni.
Le grafie di questo tipo rivelano una conflittualità estrema, dubbi acutissimi, lotte tra pulsioni e bisogni affettivi urgenti ed esigenti. Il comportamento che ne deriva è spesso assurdo, poco comprensibile e drastico, l’indipendenza cercata è illusoria e mai raggiunta. Il lenimento della sofferenza è rappresentato dalle emozioni forti e momentanee e dalle sfide distruttive. Sgarbi sembra incapace sia di accettarsi che di dimenticarsi di sé e non riuscendo ad amare se stesso, si nega il diritto di essere amato e si priva di scambi che potrebbero dargli pace.