Dalla calligrafia alla scrittura digitale: aspetti storici, pedagogici, grafologici e peritali
04/05/2019 dalle 10:30 al 05/05/2019 alle 18:30 03/05/2019 13:00
Queste regole sulla “bella scrittura” tratte dal Bollettino ufficiale del Ministero dell’Istruzione Pubblica dell’anno 1888 sembrano essere lontanissime dal mondo attuale, ma conservano il fascino di un mondo che privilegiava la disciplina e l’eleganza formale.
L’eccessiva diffusione dei mezzi digitali, accettati come strumenti didattici anche nelle scuole primarie italiane, ha acceso un vivace dibattito sul nuovo ruolo della scrittura a mano e soprattutto del corsivo che sta lentamente scomparendo, sostituito diffusamente nelle generazioni dei ragazzi al di sotto dei venticinque anni dall’uso dello stampatello.
Questa situazione ha creato come conseguenza la scarsa motivazione dei piccoli alunni nell’imparare a scrivere a mano e pochi bambini hanno l’orgoglio di scrivere bene; la maggior parte ostenta, al contrario, una reale indifferenza per la loro “brutta scrittura”. I nuovi orientamenti scolastici e le varie riforme e innovazioni che sono state fatte negli ultimi anni sono stati attenti più ai problemi socioculturali della società nel suo complesso e all’educazione globale del bambino, con riferimento ai fenomeni cognitivi e ai problemi psicologici, piuttosto che a un formale apprendimento della scrittura: la scuola ha spostato il suo obiettivo dalle regole basate sul conformismo e la diligenza, al bisogno di stimolare la creatività del bambino e la sua capacità di risolvere i problemi.
È comunque ovvio che non si possono ignorare certi vantaggi della ormai dilagante diffusione della tecnologia digitale e la digitalizzazione rappresenta un’enorme opportunità per aprire la scuola al mondo, e la scuola stessa deve dunque far coincidere i due aspetti della scrittura: l’atto manuale del lasciare dei segni codificati che permettono la comunicazione (la scrittura a mano con il corsivo) e la capacità di elaborare testi complessi con il computer.
Al di là di tutte queste possibili evoluzioni, il convegno, con l’aiuto di pedagogisti, medici, grafologi e magistrati, invita a riflettere non tanto e non solo sull’opportunità di scegliere tra scrittura a mano e scrittura digitale, ma sulla valutazione consapevole del tipo di società verso cui si voglia andare.
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